Sempre più spesso la nostra professione viene confusa con il semplice “lavorare da casa”

frasi come “basta una connessione e un PC”, oppure, “ho lavorato in smart working, quindi posso farlo anche io” si leggono e si ascoltano ormai ovunque.

In parallelo molte aspiranti assistenti virtuali lamentano il fatto che non riescono a partire con questa professione e provano frustrazione per alcune situazioni, per esempio:

Chi si trova in questa fase, sono le stesse persone che hanno creduto alle frasi che ti ho scritto all’inizio del mio articolo, frutto di una comunicazione non troppo etica di chi vende formazione per diventare assistente virtuale.

È vero, per guadagnare devono pur vendere, la sostanza è che descrivendo così la professione, chi inizia si trova subito difronte a una serie di problemi che non erano pronte ad affrontare.

Quando si tralascia di mettere in evidenza elementi importanti di mindset che bisogna avere per essere assistente virtuale, o tutto ciò che comporta essere libera professionista, di solito chi inizia non ha ben chiari due fattori:

  1. là fuori nessuno troverà clienti per te, né questi busseranno alla tua porta senza che tu faccia niente per farti conoscere
  2. lavorare nel digitale ha delle dinamiche che bisogna comprendere, senza queste, non stai facendo l’assistente virtuale, sei una segretaria da remoto mascherata da partita iva. Quindi no libera professionista, sì l’impiegata di sempre.

Se io leggo basta una connessione e un pc, automaticamente il pensiero va su, ci sono tante persone che cercano chi ha una connessione e un pc e il gioco è fatto.

Il problema è che queste persone, non ti trovano se tu non ti fai vedere e credimi, annunci per assistenti virtuali ne puoi anche trovare, ma per lavori di data entry, telefonici o simili, mal pagati e con competenze richieste di basso livello.

Inoltre è diffusa la convinzione che l’assistente virtuale è quella persona che anziché lavorare in azienda, lavora da casa sua e qui nascono altri due grandi fraintendimenti:

  • l’azienda non è il cliente dell’assistente virtuale
  • la virtual assistant non è un’impiegata

Ma allora chi è l’assistente virtuale?

È una libera professionista che offre un servizio, con le sue regole, che si promuove attraverso canali digitali e che stringe collaborazioni con persone che hanno bisogno di un supporto in un certo ambito del proprio business.

Da questa definizione posso spiegare meglio cosa intendevo quando ho scritto “tutto ciò che comporta essere libera professionista”, elencando alcune delle situazioni più importanti da definire per poter dire che l’attività può cominciare:

Capire che servizi offrire

Saper scegliere un target di riferimento

Capire che tariffe fare e come farsi pagare

Inquadrare il proprio personal branding e dove promuoversi

Poi la professione parte e cominciamo ad avere a che fare con i clienti e qui nascono delle questione come per esempio:

Saper fare una trattativa sul prezzo

Capire come condividere progetti e comunicare con il cliente

Dover prendere decisioni in poco tempo

Saper impostare procedure

Organizzare il lavoro perché i clienti sono più di uno

e tante altre….

Se sei arrivata fino a qui avrai capito che “basta un pc e una connessione” non è esattamente fare l’assistente virtuale.

Quando ho iniziato io nel 2015, eravamo davvero in poche a fare questo lavoro in Italia, forse non arrivavamo nemmeno a 20, mi era chiaro in ogni caso guardando le altre che mi stavo assumendo dei rischi, di non venir sempre pagata, di dover trovare i clienti da sola, di dover imparare a comunicare quello che stavo facendo in modo professionale, in ogni caso, per me era limpido che dovessi avere spirito imprenditoriale per fare tutto questo.

Ciò che fa la differenza è capire che seppur piccola, stiamo parlando di una  impresa vera e propria, per questo quando mi sento chiedere “e se poi non trovo clienti?”, capisco subito che chi ho difronte non ha spirito imprenditoriale, perché la riposta dovrebbe essere “farò di tutto per trovare i clienti, perché se chi fa questo lavoro li ha, vuol dire che il modo c’è”.

“E se poi non vengo pagata?”, altra classica domanda delle aspiranti, la risposta è, “pensa a come fare per ridurre al minimo il rischio che accada”.

“Ma che tariffe devo fare?” Cosa dire qui? Dipende dai clienti che stai cercando e il servizio che offri. Chiedere a chi fa già questo lavoro che tariffe fa, è un’indicazione di massima che puoi avere, non significa che tu puoi fare lo stesso prezzo.

Questo significa essere una imprenditrice, naturalmente non parlo di avere un’azienda con 20 dipendenti, sono comunque aspetti che vanno affrontati.

Per questo ho deciso che nella mia comunicazione come formatrice, così come sto facendo con il mio blog e i miei social, ho deciso eticamente di filtrare le persone che acquistano i miei corsi, dando prima le informazioni necessarie, per poter dire, ok, questo lavoro fa per me.

Ora non mi resta che salutarti, non so se in questo articolo hai trovato ciò che aspettavi, ho comunque una sicurezza, che ciò che hai letto, corrisponde alla verità.